La Giornata nazionale per le vittime di COVID19
Un’incisione impressa nel portale d’un castello d’epoca medievale nella nostra provincia è tornata oggi in mente a chi vi scrive, recitava più o meno in questo modo: “Eri qui prima di arrivare; resterai qui quando te ne andrai.
Data:
18 Marzo 2022
Un’incisione impressa nel portale d’un castello d’epoca medievale nella nostra provincia è tornata oggi in mente a chi vi scrive, recitava più o meno in questo modo: “Eri qui prima di arrivare; resterai qui quando te ne andrai.”
Un po’ criptica ed enigmatica, se vogliamo. Ma anche evocativa del riguardo verso un senso di ospitalità nei confronti del forestiero, del pellegrino, come a significare che è sempre bene accolto. O forse accondiscendente verso la fatalità, come a dire “accogliamo sempre con disponibilità d’animo ciò che la sorte ci riserva”, nel bene e nel male. Nel primo caso per farne tesoro come di un dono prezioso. Nel secondo per trovare la forza di reagire, guidati dalla speranza della riuscita.
Dopotutto, può essere considerata un’espressione d’amore caritatevole, l’esserci per gli altri.
Sono varie le interpretazioni che si possono dare a parole intrise di un tratto di spiritualità così intenso.
Che oggi sembrano riecheggiare simbolicamente proprio per quel che è accaduto e che sta ancora accedendo davvero.
La nostra Misericordia è sempre stata presente, al fianco delle nostre istituzioni e della gente comune, insomma della nostra cittadinanza: c’eravamo, appunto; e ci saremo.
Sempre a prenderci cura – in tutti i modi che le nostre molteplici attività sanno mettere in atto – specialmente dei più fragili, dei più svantaggiati, dei bisognosi, degli ultimi.
Lo facemmo subito, quando questa tragedia era appena agli albori. Continuammo in mezzo alla paura e al senso di smarrimento di tutto il primo anno, il 2020, quando i vaccini non c’erano ancora e l’inquietudine dell’ignoto prevaleva nell’animo di chiunque. Abbiamo proseguito durante tutto il 2021, l’anno delle vaccinazioni.
Anche noi tutti abbiamo perduto qualcuno, o ne abbiamo seguito con trepidazione la sorte di ammalato grave, pure all’interno della nostra Associazione: e sono ferite che con ogni probabilità non si rimargineranno mai completamente. Più di due anni di una storia che non avremmo neppure saputo immaginare, prima.
Perciò sì, è giusto dedicare una giornata alla memoria di chi nel darsi il suo da fare ha dovuto pagare un prezzo troppo alto, fino a soccombere.
Noi tutti, direttamente o indirettamente, gli dobbiamo ben più di qualcosa: essere qui.
“Che Iddio gliene renda merito!”, davvero di cuore, in questo giorno e in tutti quelli che verranno.