Di ritorno dal’Ucraina

Davvero un gesto di gran cuore quello di aver offerto tanta disponibilità a un viaggio così lungo e in un momento come questo: i nostri due autisti volontari Adriano Bondi e Serafino Mammoli da ieri possono dire “missione compiuta”.

Data:
16 Marzo 2022

Davvero un gesto di gran cuore quello di aver offerto tanta disponibilità a un viaggio così lungo e in un momento come questo: i nostri due autisti volontari Adriano Bondi e Serafino Mammoli da ieri possono dire “missione compiuta”.

Sono infatti rientrati ad Arezzo già ieri mattina dopo un viaggio ininterrotto di tremila chilometri a bordo del mezzo attrezzato della Misericordia di Arezzo pieno di aiuti per i profughi della guerra in Ucraina con cui domenica sera scorsa si erano uniti alla colonna mobile delle Misericordie della Toscana diretta a Sobrance, località a ridosso del confine slovacco con l’Ucraina.

Tutto è filato via liscio senza intoppi, se si eccettua un viaggio di andata particolarmente lento, in quanto non è facile procedere più speditamente dovendosi coordinare all’interno di una colonna di automezzi carichi che era diventata di 22 unità.

I nostri al rientro si sono mostrati ovviamente un po’ stanchi ma molto soddisfatti per quanto compiuto…e noi tutti lo siamo di loro!

Raccontano di essere arrivati a scaricare il materiale trasportato in una Chiesa, ad appena 10 chilometri dal confine, dove è stato ricollocato per la distribuzione sui mezzi che fanno spola dentro e fuori la frontiera ucraina, per prestare soccorso e assistenza ai profughi che cercano con ogni mezzo di allontanarsi dal Paese.

Anche se sono sempre rimasti in zona sicura descrivono una certa inevitabile tensione nell’aria e negli animi dei presenti, traditi talvolta da sguardi inequivocabili.

E da aneddoti inquietanti, come per esempio quando il personale d’accoglienza sul posto ha raccomandato determinate cautele nello stoccaggio dei materiali da medicazione e dei farmaci: l’occhio indiscreto dei droni sarebbe in grado di individuare e riconoscere i trasporti di questo particolare tipo, che verrebbero poi bersagliati una volta oltre frontiera!

«Non abbiamo potuto ovviamente sapere se tutto ciò fosse fondato come timore – riferiscono i nostri “testimoni” – ma certo è che nulla appare più così inverosimile da poterne scartare l’eventualità! Ed è un fatto che gli scatoloni di farmaci e medicheria siano stati effettivamente stipati in modo da non essere riconoscibili dall’esterno.»

(Le foto del servizio sono scatti occasionali ripresi durante il viaggio. L’edificio con le mura color rosso nell’immagine d’apertura è la chiesa di destinazione in zona Sobrance.)    

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